“La nube purpurea” di Matthew P. Shiel

Ci sono periodi durante i quali gli impegni si accavallano, la stanchezza si accumula e alla fine anche un “lettore forte” – zac! Non riesce più a leggere.

Per fortuna ci sono altre cose in grado di aprire uno spiraglio nell’alienante pendolo casa-lavoro/lavoro-casa: dalla spiritualità, ai gatti (ha!), alle attività culturali/naturalistiche, agli altri media (1) – ad esclusione della delirante abitudine al binge-watching non del tutto estranea pure a noi e che in ogni caso consideriamo un colpo basso del capitalismo per la qualità delle produzioni attuali…

Al di là delle riflessioni più o meno opportune che vedono nella lettura un media superiore rispetto agli altri (2), fatto sta che il peggio che possa capitare a un “lettore forte” è, appunto, perdere la voglia di leggere.

In rete si sprecano i consigli: “prova gli audiolibri”, “inizia con qualcosa di breve”, “leggi un’antologia”, “esci dalla tua comfort-zone e prova con i romanzi rosa”. Per quanto ci riguarda, quello che ci è servito per riprendere le redini di una quotidianità dove il burnout è sempre dietro l’angolo è banalissimo: per riprendere a leggere abbiamo…ripreso a leggere. 

Nel parlare della risposta allo stress si cita sempre il “fight or flight“, “attacco o fuga“, ma spesso ci si dimentica il “freeze“, il “congelamento”, che poi è il problema che affligge tanti procrastinatori seriali. Per quanto ci riguarda, ultimamente abbiamo abbracciato la filosofia del “do it afraid, do it anyway” e un grande aiuto è arrivato dai gruppi di lettura, in particolare dalla community di Tizianabooks. Tiziana, lettrice eclettica e con le nostre stesse passioni, ha creato un gruppo di lettura su Telegram dedicato alla fantascienza e che varia dai testi moderni a quelli più vintage.

Il programma è, come per la maggior parte dei gruppi, un libro al mese: quello che ci ha attratti sono stati da un lato la grande varietà di proposte, “tra spazio, tempo e correnti”, dall’altro un mood “calmo, rilassato e rilassante, senza corse, senza imposizioni” (3). Ogni nuovo libro è una proposta tra due/tre titoli, la lettura prosegue in libertà, senza tappe forzate, con un sereno ordine tra le chat dedicate al libro del mese. (4)

La copertina del gruppo di lettura di fantascienza, dal profilo Instagram di Tizianabooks.

Ma, alla fine, cosa ne pensiamo de “La nube purpurea”?

In realtà, la scelta di questo libro è stata un po’ sfortunata: il romanzo, pubblicato nel 1901, è tutt’altro che memorabile. 

L’approccio a un testo di più di un secolo fa comporta la necessità di svincolarsi dai parametri moderni ed è normale che la storia di Adam Jeffson, ultimo uomo sulla Terra dopo l’apocalisse, ne ricordi altre, successive o che in generale hanno avuto più presa sull’immaginario collettivo. Un esempio in questo senso è stato lo scoramento di una parte di pubblico che, stracciandosi le vesti, ha contestato a “Dune” (romanzo pubblicato nel 1965) di essere “troppo simile” a “Guerre Stellari” (film del 1977) e alla saga de “Il Trono di Spade” (primo volume pubblicato negli USA nel 1996). “La nube purpurea” peraltro è stato segnato fin dalla pubblicazione dal peso del “già visto”, inserendosi nel filone di romanzi ben più noti come “L’isola misteriosa” di Jules Verne (1875) o “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe (1719).

Il romanzo inizia, in verità, in modo accattivante: l’organizzazione di una spedizione per raggiungere per la prima volta il Polo Nord, con tutte le rivalità e le scelte estreme conseguenti al sogno di sconfiggere gli avversari in un gioco al massacro tra iceberg, orsi polari, corse a rotta di collo con le slitte. Il protagonista, tuttavia, dopo un’immersione negli orrori dei ghiacci che tutti noi ben conosciamo (5) e il solitario rientro a casa sulla scia di una misteriosa “nube purpurea” che ha ucciso ogni essere vivente, è condannato da Shiel a un’eterna e ripetitiva peregrinazione per tutti i continenti, in preda a una follia superomistica e distruttiva che lo spinge a ridurre in cenere tutte le più grandi città del suo tempo, da Londra a Costantinopoli a San Francisco. Se di per sé la scelta di deviare dalle aliene oscenità polari “prelovecraftiane” non è esecrabile (6), per quanto porti a uno stravolgimento delle premesse, la pesantezza del romanzo è dovuta alla decisione di dedicare agli incendi di questo “novello Nerone” quasi centocinquanta pagine (su un totale di trecento). Per più di un terzo del romanzo non accade, pertanto, praticamente nulla se non la reiterazione della medesima riflessione sull’equilibrio tra bene e male (chiamati “il Bianco e il Nero”).

La copertina della nona edizione del romanzo, dal sito dell'editore Adelphi.

Non manca, nel finale, l’incontro di Adam Jeffson con la sua Eva (poi chiamata Leda), una donna sopravvissuta all’apocalisse della nube purpurea e letteralmente protetta dalle forze celesti con tanto di fulmine di avvertimento quando il protagonista, selvaggio e abbrutito dalla solitudine, cerca di pugnalarla al loro primo incontro. La (breve) storia tra Adam e Leda è una ventata di aria fresca dopo pagine e pagine di piromania, ma è forse la parte che più risulta indigesta al lettore moderno, per quanto la contestualizzazione storica di un testo del 1901 sia obbligatoria: il progressivo abbandono degli abiti orientali (e “quindi” sbagliati) per il ritorno a un’estetica perfettamente occidentale da parte di entrambi; la descrizione di Leda come una donna giovane (e “quindi” fertile e pronta alla maternità), placida e sottomessa alle intemperanze di un uomo che le fa del male, donna che, grazie alla propria innocenza, lo riporta al percorso tracciato per lui da Dio. Questa visione del mondo lontana dalla sensibilità attuale è comune a molti dei testi citati in quest’articolo (7), ma in un libro come questo ottiene l’affossamento definitivo dell’interesse del lettore, peraltro sconcertato da un lieto fine che, orchestrato dalla Divina Provvidenza, sembra posticcio, macchinoso e addirittura ipocrita.

Se siete attratti dalle ambientazioni de “La nube purpurea”, ma vorreste leggere qualcosa di migliore, vi suggeriamo…

  • …uno dei più bei romanzi di Jules Verne, “L’isola misteriosa” (“L’Île mystérieuse”, 1875), ultimo capitolo della trilogia che comprende “I figli del Capitano Grant” (1867) e “Ventimila leghe sotto i mari” (1869-1870). Dimenticatevi di quell’orrore con The Rock, per cortesia; 
  • …”La vita e le strane sorprendenti avventure di Robinson Crusoe”, per gli amici “Robinson Crusoe” (1719), di Daniel Defoe, che dopo tre secoli ancora riesce a essere una bella lettura;
  • “Le avventure di Gordon Pym” (“The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket”, 1838), l’unico romanzo di Edgar Allan Poe (“Il diario di Julius Rodman”, del 1840, è incompiuto);
  • …il seguito de “Le avventure di Gordon Pym”: “La sfinge dei ghiacci” (“Le Sphinx des glaces”, 1897) di Jules Verne;
  • …uno dei capolavori di Howard Phillips Lovecraft, “Alle montagne della follia” (1936). Di questo delirante viaggio al Polo Sud non si parla mai abbastanza. Tekeli-li, tekeli-li!
  • “La ‘cosa’ da un altro mondo”, noto anche come “Chi va là?” (dall’originale “Who goes there?”) racconto del 1938 di John Wood Campbell Jr. Pochi anni fa è stato rinvenuto un manoscritto di Campbell intitolato “Frozen Hell”, una versione ampliata del racconto, pubblicato per la prima volta nel 2019 ed edito in Italia nel 2022 su Urania Mondadori come “La cosa – Inferno di ghiaccio” (Urania Collezione n. 232). Nel volume trovate anche “La voce dell’ignoto” (“The Voice in the Void”), racconto del 1930. Da “La ‘cosa’ da un altro mondo” sono stati tratti due pietre miliari del cinema: “La cosa da un altro mondo” (“The Thing from Another World”), film del 1951 di Christian Nyby e, non accreditato, Howard Hawks, anche produttore della pellicola; “La cosa” (“The Thing”) di John Carpenter, capolavoro del 1982 con Kurt Russell;

  • …per la fantascienza “postapocalittica” suggeriamo, tra i tanti, “Il giorno dei trifidi” (“The Day of the Triffids”), o “L’orrenda invasione”, di John Wyndham, pubblicato nel 1951.

Note

1 Sì, siamo della parrocchia dei “media”: i “medium” per noi sono quelli che parlano con gli spettri. E invece diciamo “curriculum”. Tzé.

2 Commento breve: no.

3 Dalla presentazione sul gruppo Telegram.

4 Un altro gruppo di lettura che ha stuzzicato la nostra felina curiosità è stato quello di Solarpunk Italia: le prime due edizioni sono state dedicate rispettivamente alla fantascienza sociale (con testi di Ursula Le Guin, Alice Sheldon, Philip J. Farmer) e alla New Wave (Harlan Ellison, Michael Moorcock, Naomi Mitchison, Roger Zelazny, Brian Aldiss). L’approccio è diverso dal gruppo di Tizianabooks, perché prevede il pagamento di una quota di iscrizione, comprensiva dell’invio dei testi per la lettura e lo svolgimento di un vero e proprio laboratorio in collegamento remoto con numero chiuso di partecipanti. La prossima edizione sarà dedicata al cyberpunk: la prima parte (settembre/gennaio) avrà come protagonisti William Gibson, Bruce Sterling, Maureen McHugh, Jonathan Lethem, Nancy Kress; la seconda parte (febbraio/giugno) porterà alla scoperta di testi di Richard Kadrey, Michael Swanwick, Walter Jon Williams, Pat Cadigan, Connie Willis. Per restare aggiornati, vi suggeriamo di iscrivervi alla newsletter di Solarpunk Italia.

5 E, se non li conoscete, andate ai consigli di lettura in fondo all’articolo!

6 Come gatti di Ulthar commentiamo con un laconico “son gusti…”

7 Noto è il paternalismo colonialistico del romanzo di Defoe (…ricordiamoci che è un testo del Settecento!). L’ottocentesco Jules Verne, al contrario, è – in generale e con le sue pecche – un autore modernissimo sotto questo punto di vista. Noi amiamo Jules Verne.