Cari a-mici,
Oggi vi presentiamo “Pianeti dimenticati”, antologia di fantascienza uscita a fine maggio per Delos Digital, a cura di Lorenzo Davia e Giorgio Smojver: la versione ebook è in offerta speciale per Natale, dal 23 dicembre al 6 gennaio, con altre antologie Delos (trovate l’elenco completo qui).
Senza dare alla nostra bolla social validità statistica, capita spesso di leggere della presunta “vecchiaia” del lettore di fantascienza medio – non per età anagrafica, ma per mentalità, arenata alla solita diade Asimov/Dick. Con (non troppo) velato sarcasmo, scorrendo interminabili e ricorrenti post di consigli di lettura, potremmo aggiungere che i più eccentrici suggeriscono Heinlein e raramente ci si azzarda oltre Zelazny e Farmer, in una desolante ripetizione di cinque-sei nomi.
Che c’è di male ad amare i pilastri della fantascienza? A essere appassionati dei robot “vecchia maniera” o a seguire con il fiato sospeso le avventure di Adam Reith? Nulla – chiosando che il problema non sono le preferenze, più che legittime, ma le fossilizzazioni, che portano a restare ancorati a (i soliti) quattro romanzi degli anni Sessanta/Settanta e a scartare a priori tutto il resto.
In un panorama che a lungo è stato preda del dilettantismo e di una stagnante anglofilia ferma, peraltro, a qualche decennio prima (1), negli ultimi anni sono aumentati esponenzialmente gli sforzi per sviluppare (o curare ex novo) voci autoriali forti (in senso lato: scrittura, traduzione, critica, ecc). Assodato questo impegno da parte delle “nuove generazioni” di fantascientisti italiani (in senso editoriale e non solo), “Pianeti dimenticati” propone un modello del tutto diverso: una rivisitazione del planetary romance e/o dello sword and planet, ambientata “nel Vecchio Sistema Solare, ovvero quello pensato dalla scienza e immaginato dalla fantascienza prima dell’esplorazione spaziale” (2). Un racconto per ogni pianeta (con l’aggiunta del leggendario Vulcano e della Fascia tra Marte e Giove) per un’antologia che ha scelto di preferire l’avventura vintage, a colpi di armi laser e proiettili, e le ambientazioni “alla Burroughs”: un gioco, insomma, che, nel suo riproporre una fantascienza “dell’età d’oro”, ha pochissimi precedenti nella fantascienza italiana (3).
Gli autori coinvolti sono Emiliano Maramonte (“I Vermi di Vulcano”), Damiano Lotto (“Le Ombre di Mercurio”), Alessandro Napolitano e Roberto Bommarito (“La Bellezza di Venere”), Lorenzo Davia (“La regina della Luna”), Giorgio Smojver (“Le Sorelle della Polvere di Marte”), Caterina Mortillaro (“Le Piratesse della Cintura”), Fabio Aloisio (“L’Occhio di Giove”), Axa Lydia Vallotto (“Come non salvare una principessa”), F. T. Hoffmann (“Il Prigioniero di Saturno”), Roberto Furlani (“Tra le rupi di Titania”), Alessandro Forlani (“Y di Yvggoth”). La prefazione è di Zeno Saracino, la copertina di Gabriele Rivolta.
Coinvolgere autori e autrici con un retaggio così diverso ha portato a più declinazioni dell’idea iniziale: a essere pignoli, alcuni sono stati più goffi di altri nel proporre un racconto propriamente sword and planet e hanno deciso di omaggiare il genere partendo da altre basi, anche con buoni, se non ottimi, risultati.
Se dovessimo stilare un elenco dei racconti che maggiormente ci sono piaciuti, citeremmo per primo “L’Occhio di Giove” di Fabio Aloisio, che più di tutti riesce a descrivere una razza propriamente “aliena”, non umanoide, con un’ambientazione tanto rigorosa quanto brillante. Doveroso segnalare anche ”Il Prigioniero di Saturno” di F. T. Hoffmann, poetico e malinconico, ispirato alla mitologia greca e latina, e “Y di Yvggoth”, di Alessandro Forlani. Quest’ultimo scatena tutta la sua verve in una divertentissima e sarcastica rappresentazione in stile mussoliniano di Plutone/Yuggoth: impossibile non notare, per assonanza, un’eco del film “Fascisti su Marte” (2006) di Guzzanti e Skofic e, ovviamente, dell’antologia “Fascisti da Yuggoth” della Acheron Books (2021), ma in ogni caso il racconto di Forlani è un continuo e coinvolgente gioco con il lettore, tra rimandi, citazioni e giochi di parole. Tuttavia, il nostro racconto preferito di “Pianeti dimenticati” è “Le Sorelle della Polvere di Marte” di Giorgio Smojver, un’eccezionale avventura politicamente scorretta, vitale come un film d’azione anni Ottanta, perfetto esempio di quella fantascienza “che non invecchia mai” e riesce a rifiorire in chiavi di lettura diverse grazie al proprio valore intrinseco, diretto, calibrato (4).
Con la decisione di riproporre la sword and planet Smojver e Davia scelgono il rischio, nella convinzione che scrivere buona fantascienza non significhi uniformare il proprio stile a (presunti) gusti del pubblico: gli autori coinvolti nell’antologia hanno reso proprio un periodo storico della fantascienza che, al netto delle (ovvie) considerazioni sull’ingenuità di molte speculazioni scientifiche e delle opportune riflessioni politiche/sociologiche, può essere riletto con la sensibilità di oggi, senza perdere per questo il senso della meraviglia e la capacità di intrattenere. E alla fine, come sempre, indipendentemente dal sottogenere preferito, la qualità è tra le poche cose che conta davvero (5).
Lorenzo Davia e Giorgio Smojver (a cura di), “Pianeti dimenticati”, Delos Digital, 2021, pp. 240, € 16,00 cartaceo, € 4,99 ebook (ebook in sconto natalizio Delos € 0,99).
Lorenzo Davia (1981) collabora con varie riviste, tra le quali “Horror Magazine” e “Fantasy Magazine”. Suoi racconti sono apparsi nelle antologie “Steampunk! Vapore Italico” (qui il link alla serie steampunk dell’editore) e “Iustitiae Mortis” delle Edizioni Scudo; “Il magazzino dei mondi” 1 e 2, “365 Racconti Horror per un Anno”, “365 Racconti sulla Fine del Mondo” e “365 Racconti d’Amore” (tutte della Delos: per altre pubblicazioni di Davia targate Delos potete guardare qui). Il suo racconto “Ascensione Negata” è arrivato secondo classificato alla prima edizione del Premio Urania Short. Davia ha vinto il Premio Viviani 2019 con il racconto “Il tempo che occorre a una lacrima per scendere”. Su “Andromeda” abbiamo recensito il suo romanzo “Capitalpunk”, finalista al Premio Urania 2019 e pubblicato da Kipple Officina Libraria (2020). Davia cura il blog sullo steampunk e il retrofuturismo “Rivangare il futuro”.
Giorgio Smojver, nato a Padova da esuli giuliani, è laureato in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Padova, appassionato di mitologia comparata e letteratura medievale. È stato per anni bibliotecario e coordinatore del sistema bibliotecario del Comune di Padova. Ha pubblicato il romanzo “Le Aquile e l’Abisso” (Watson Edizioni, 2019) e alcuni romanzi brevi per la collana “Heroic Fantasy Italia”, della quale è curatore assieme ad Alessandro Iascy.
Note
1 Ciò che Franco Ricciardiello definisce la “sindrome del ghetto”.
2 Dalla quarta di copertina.
3 Tra i quali ricordiamo l’ormai introvabile “Sognavamo macchine volanti” (Cordero Editore) a cura di Claudio Asciuti, dedicato, invece, alla fantascienza anni Sessanta. “Sognavamo macchine volanti” è stato il nostro esordio editoriale, con il racconto “Come le stelle marine” di Oskar Felix Drago. Miao!
4 Smojver ha poi ripreso l’ambientazione e alcuni dei personaggi de “Le Sorelle della Polvere di Marte” in “Lost Tales: Andromeda” numero 4, nel racconto “Etere Cosmico”.
5 Forlani, da sempre molto sensibile a questo argomento, ha contattato gli autori di “404 – Fantascienza non conforme” partendo dalla medesima premessa.